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L’adolescenza è un importante momento nello sviluppo dell’individuo.

In questa fase della vita il ragazzo e la ragazza si trovano a dover affrontare diversi e fondamentali compiti di sviluppo.

Anche se qualche volta tendiamo a considerarne solo gli aspetti negativi, questa è l’età in cui i nostri figli sbocciano, scoprono loro stessi, cominciano a esprimere il proprio potenziale, come anticamera all’eta adulta.

La costruzione della propria identità

Il compito è la costruzione della propria identità: è questo infatti che l’adolescente è impegnato a fare in tutte le sue sperimentazioni ed esperienze.

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In questo lasso di tempo, che va dai 13 anni ai 20 circa, si è impegnati a cercare di comprendere chi siamo, cosa ci piace, che direzione dare all’essere adulti.

Cosa significa tutto questo? Vuol dire prendere tutto ciò che si è acquisito finora, i vissuti, le emozioni, le cose che si conoscono del mondo per sommarle alle nuove esperienze quotidiane.

Il primo luogo in cui avviene ciò è ovviamente la famiglia, poi c’è il gruppo dei pari (che in questa età diventa fondamentale), ma non dimentichiamoci della scuola e tutti gli ambienti che il ragazzo e la ragazza si trovano a frequentare, come, ad esempio, quelli sportivi.

L’adolescente si domanda:

Che cosa fa per me?
Cosa non fa per me?
Cosa mi piace e cosa non mi piace?

Scegliendo di volta in volta la strada che gli si addice di più forma i suoi gusti. Ragionando sulle proprie esperienze e seguendo oppure trasgredendo le regole, forma ciò che è la sua identità.

Le dinamiche familiari

Non dimentichiamo un aspetto rilevante: la famiglia è il campo principale in cui si gioca il campionato adolescenza.

I genitori si trovano a vivere un periodo complesso e a volte molto difficile.

Le partite sono articolate e a volte sembra che non ci sia allenamento che tenga, la sensazione è quasi quella di avere un estraneo in casa, un/a figlio/a che prima era un/a bambino/a più o meno ubbidiente, ma comunque da coccolare e ancora controllabile, che si trasforma in un/a ragazzo/a a volte incontenibile, spesso oppositivo/a, che risponde male, che sta sempre al cellulare o occupato/a a fare qualcosa di estremamente importante che non comprende più o quasi per niente la vita familiare.

Racconta Luisa, la mamma di Dario che ha 16 anni:

Mio figlio Dario sembra sempre essere occupato. Ogni volta che provo a chiedergli qualcosa, ha sempre altro da fare. Ad esempio se gli chiedo di mettere in ordine la sua camera mi dice sempre che non ha tempo o che va bene così, anche se è davvero sporca ed in disordine! Se per caso riesco a convincerlo, mi dice che lo farà appena avrà finito di fare quello che sta facendo e poi o se ne dimentica, oppure diventa troppo tardi ed il giorno dopo si ripete il copione.

Simone, papà di Chiara (17 anni), dice:

Chiara è sempre scontrosa. Quando torna da scuola io e sua madre le chiediamo come è andata e lei risponde sempre scocciata e monosillabica. Non si riesce a cavarle più di questo dalla bocca, pare che se le rivolgiamo la parola le diamo sempre fastidio. A volte abbiamo quasi paura di chiederle qualcosa perché temiamo che risponda male o che sbotti come spesso accade.

Comprendere l’adolescente

L’adolescente è chiuso quasi per definizione. È un individuo che sta cercando di trovare la propria strada per diventare grande e questo avviene necessariamente mettendo in dubbio ciò che proviene dalla propria famiglia, cercando una propria strada fuori casa.

Mettere in dubbio non significa che non siano stati acquisiti i valori dati dai genitori, ma vuol dire che ogni cosa va testata, messa alla prova, non data per scontata.

Nonostante le figure genitoriali rappresentino comunque un punto di riferimento, il ragazzo e la ragazza, non hanno piacere nel parlare con loro e cercano i pari per un confronto.

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È come se l’adolescente fosse contemporaneamente spinto da due forze gravitazionali opposte: una spinge verso la famiglia, l’altra verso il mondo esterno.

Due spinte altrettanto intense che, a volte, non riesce a gestire: da una parte la casa che rappresenta la sua fanciullezza, ma anche un luogo sicuro e caldo, dall’altra il mondo che è tutto da scoprire e, come tale, è eccitante e pauroso allo stesso tempo.

Cerca un modo per coniugare tutti questi elementi: capire come si fa ad esplorare il mondo cercando allo stesso tempo un modo diverso per relazionarsi con i propri genitori.

In che modo si può mantenere l’affetto e il punto di riferimento potendo comunque essere liberi di esprimere sé stessi?

Questa è la domanda chiave che in questa fase d sviluppo ci si pone e a cui l’adolescente tenta di dare risposta.

In che modo il genitore può aiutare il ragazzo e la ragazza ad intraprendere la propria strada, fornendo una guida sicura con i propri valori ma senza ostacolarlo?

Come si può interagire e relazionarsi con lui/lei che sembra tante persone diverse e che a volte si fa fatica a riconoscere come proprio/a figlio/a?

Come si può comunicare con un adolescente?

Ecco 6 piccoli consigli per aiutare a gestire questa complessa e delicata età.

1- Dimostrarsi interessati ai suoi gusti e opinioni

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Quante volte un genitore di un adolescente si sente dire la frase Tu non mi conosci?

Spesso in famiglia, specie in condizioni di stress, ci si dimentica di sapere e conoscere l’opinione dell’altro dandola per scontata.

Può essere utile invece, in qualsiasi occasione, chiedere il parere del/la proprio/a figlio/a e ascoltare ciò che ha da dire su tanti argomenti.

Come del resto è indispensabile chiedere che cosa gli piace. Che musica ascolta? Che libri legge? Che film guarda? Che videogiochi ama?

Probabilmente vi stupirete delle sue idee e dei suoi gusti. Lasciatelo/a parlare senza emettere giudizi, ascoltatelo/a fino alla fine senza necessariamente dire la vostra opinione.

Se i videogiochi ad esempio non sono la vostra passione e non ci capite molto, ma vostro/a figlio/a ne è appassionato/, fatevi spiegare come funzionano e perché gli/le piaccia proprio quel gioco.

2- Come è andata la vostra giornata?

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Una delle lamentele più frequenti di un genitore è che quando il proprio figlio o figlia torna a casa, alla domanda Come è andata oggi a scuola? sente come risposta un borbottio e basta.

Il genitore di solito dice: io ci provo a parlargli ma è impossibile! Non risponde o risponde male.

Proviamo a pensare a qualche trucchetto per farci raccontare che cosa ha fatto a scuola, e non solo.

Intanto è bene riflettere che spesso quando si torna a casa da scuola si è stanchi, stressati e molto spesso l’adolescente ha mille pensieri per la testa. Che ci piaccia o no è così: raramente il momento giusto per fare domande è appena si torna da scuola. D’altra parte spesso anche gli adulti quando tornano dal lavoro hanno solo bisogno di rilassarsi.

Proviamo a pensare ad un altro momento in cui la famiglia si riunisce. Ad esempio la sera a cena? Ma come fare?

Ad esempio può iniziare il genitore a dire come è andata la propria giornata. Questo significa creare un clima favorevole e far capire a tutta la famiglia che si può parlare insieme di ciò che è accaduto.

Ai ragazzi, di solito, piace ascoltare i racconti dei genitori! Questo non significa che i figli devono diventare i confidenti dei genitori, tutt’altro.

Significa creare un clima appropriato affinché i racconti del ragazzo e della ragazza possano fluire in maniera spontanea, evitando quindi che tutta l’attenzione sia focalizzata su di lui/lei.

In questo modo l’adolescente racconterà la propria giornata più spontaneamente, visto che tutti l’hanno fatto ed è abitudine farlo in famiglia.

3- Lodare quando fa bene qualcosa.

Spesso ci si dimentica di lodare i propri figli.

Va a finire che le giornate sono piene di rimproveri per le cose fatte male e poverissime di complimenti o cose positive.

Questa peraltro è una cosa su cui riflettere che vale per tutta la famiglia.

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I figli imparano ad amarsi anche nella misura in cui noi notiamo quanto di bello fatto da loro.

Le cose belle possono essere molte, anche nascoste. Non solo un bel voto o la pulizia della cameretta, ma anche qualcosa che fa parte della sua vita e delle cose che piacciono solo a lui/lei: un disegno fatto, una bella azione compiuta fuori casa, una musica che ascolta, una passione che coltiva con interesse.

Sono tante le occasioni in cui possiamo complimentarci con i nostri figli: questo significa anche lodare noi stessi perché sono figli nostri, li abbiamo cresciuti noi.

Esempio comune è quello del genitore che si lamenta perché il proprio figlio o la propria figlia è maleducato/a in casa, ma fuori casa, invece, si comporta bene ed è educato e gentile. Perché con me si comporta male mentre con un estraneo è in grado di essere adeguato? Eppure quel comportamento educato l’ha appreso certamente a casa ed è comunque un successo.

Significa che il proprio figlio ha interiorizzato determinati valori. E se, invece di rimproverarlo per il cattivo comportamento a casa, ci si complimentasse, sinceramente, per quello fuori casa?

4 – Parlare di emozioni e di come ci si sente

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Introdurre a casa la possibilità di parlare di come ci si sente. Magari il genitore può cominciare per primo.

Un allenamento che fa bene a tutta la famiglia che andrebbe fatto fin dalla più tenera età.

Aiutare i figli ad esprimere le proprie emozioni infatti può aiutare ad evitare gli agiti, ovvero quelle azioni impulsive che spesso provocano danni o che si fa fatica a gestire.

L’istintualità nell’adolescente è molto forte ed aiutarlo a pensare ai fatti ponendo il focus sulle proprie emozioni, sulla capacità di riconoscerle e affrontarle, aiuta molto anche nella relazione che avrà in famiglia oltre che con gli altri.


5 – Ricordare la propria adolescenza

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Ricordare la propria adolescenza è un utile esercizio per chi ha figli che attraversano questa età.

Ripensare alle proprie difficoltà, pensieri, emozioni può essere utile per entrare in contatto con loro.

Questo però non deve servire per fare confronti tra le generazioni: da evitare frasi come ai miei tempi…

Non è utile fare paternali, quanto piuttosto ricordare per creare vicinanza con le emozioni e i vissuti che i nostri figli vivono quotidianamente.

È ovvio che la nostra adolescenza sia stata diversa dalla loro perché i tempi sono molto cambiati, ma ricordiamoci che i compiti di sviluppo sono identici e certe problematiche non cambiano anche se cambiano i tempi!

6 – Saper ascoltare

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Un consiglio che vale con i figli, ma non solo.

Imparare ad ascoltare è il primo step per una buona comunicazione.

Cosa significa saper ascoltare?

Significa non interrompere finché non siamo sicuri che l’altro abbia davvero finito di parlare.

Significa cercare di capire il più possibile ciò che l’altro ci sta dicendo senza mai dare per scontato che abbiamo intuito tutto.

Fare domande di approfondimento o di spiegazione può aiutare.

Cercare, infine, di mostrarci interessati e di ascoltare: fare cenni col capo, cercare contatto oculare con l’altro, possono essere dei piccoli segnali di interesse da dare a chi sta parlando.

Tutti questi trucchetti inviano il chiaro segnale che si sta lì per ascoltare e comprendere ciò che il ragazzo o la ragazza hanno da dire. Se un adolescente si sente compreso e gli si dà lo spazio per poter comunicare, tutta la relazione ne trarrà giovamento.

Certo, il mestiere del genitore non è semplice, e non bastano dei suggerimenti letti in un articolo a risolvere tutte le questioni. Ma provare a riflettere su determinate dinamiche familiari, su noi stessi e sul nostro modo di comunicare può aiutare a intraprendere una strada, sicuramente difficile, ma forse più serena.

Se le problematiche diventano pesanti e si ha la sensazione di essere sopraffatti da una situazione di disagio, chiedere aiuto rimane comunque il primo passo.